“Una volta…d’estate” di Michela Guidi

“Una volta…d’estate” di Michela Guidi

Una volta…d’estate

Il cielo nuvoloso rifletteva e diffondeva gli ultimi raggi di sole
della giornata sull’immensa pianura coltivata a grano. L’aria era tiepida e non volava un filo di vento.

-Io arrivo più in alto di tutti! – esclamò Dennis. – Questa volta,
no! – rispose con fermezza Wendy.
Tutti i pomeriggi verso il tramonto il gruppetto di amici si recava
in questa parte del mondo isolata da tutti dove era loro permesso
giocare, muoversi, stare insieme e urlare senza essere rimproverati
da nessuno.            
I cinque ragazzini erano soliti fare gare di velocità. Vinceva chi
riusciva a spingere l’amico più in alto degli altri. Ma la loro era
una competizione sportiva senza rivalità perché speravano sempre
nella rivincita del giorno dopo. C’era la gioia dello stare insieme,
di trascorrere un po’ di tempo in compagnia e di gareggiare senza
cercare la vittoria finale. Per i ragazzi il campo rappresentava una
scuola di vita.

Dennis era il più grande, aveva quindici anni, era longilineo, aveva
i capelli castani con riflessi dorati, sguardo furbo e vivace.
Era abile nel realizzare semplici giochi con le spighe appena colte.
Gli steli venivano intrecciati e così si confezionavano piccoli ma
graziosi cestini e anche altri oggetti come buffi personaggi che
animavano il campo.
Un gioco molto simpatico che piaceva a tutti era infilarsi una spiga
nella manica della maglia e con il movimento delle braccia farla
risalire lungo la manica.
Numerosi erano i giochi popolari che animavano le loro giornate
trascorse all’aperto.
Anche a Wendy piaceva molto condividere con i suoi amici ore in
libertà. Tredici anni, alta, bruna, energica, spiritosa; lunghe
gambe sempre in movimento, naso all’insù, occhi chiari tendenti al
verde nelle giornate di sole, luminosi e sempre all’erta.
Una sua caratteristica erano i lunghi capelli color carota, sempre
raccolti in una coda che liberava appena poteva per sentirsi più
libera da costrizioni.
Tra lei e Dennis era nata una tenera intesa,  ma mai dichiarata
apertamente, solo un gioco di sguardi e risate condivise.
Poi c’era Esther, la più piccola del gruppo. Sedeva sempre
nell’altalena più bassa. Preferiva indossare vestiti dalle tonalità
vivaci che spiccavano tra il giallo del frumento.  Solare e
altruista aveva una grande passione per la natura. Giocare all’aria
aperta era una meraviglia per lei.
Infine c’erano Paul e Linda, due fratelli gemelli di undici anni,
molto uniti e complici tra loro e con il resto del gruppo. Lui alto
e ben curato con capelli morbidi e setosi, era soprannominato dagli
amici il Principino per il suo temperamento calmo e per il suo
aspetto elegante.
Linda invece era una piccola donna coraggiosa, pronta a scoprire
nuovi luoghi, propositiva e curiosa.
In questa radura passavano tutta la stagione estiva tra risate e
puro divertimento. Il gioco dell’altalena rimaneva però il
passatempo più entusiasmante perché permetteva, non solo di
incontrarsi e di godere della libertà di stare all’aria aperta, ma
aggiungeva quella strana sensazione quasi di volare e di dominare lo
spazio circostante.

Michela Guidi