Periferie dell’anima

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Mio padre ci veste sempre uguali

È come se volesse livellare l’amore dandogli una forma estetica rassicurante

Siamo statue in bianco e nero alla periferia del suo antico dolore

“Fiori in mezzo ai fiori” ci dice prima di scattare l’ennesima fotografia in mezzo ad una campagna incerta

Sotto un cespuglio orgoglioso di gemme

Le mie sorelle paffute assecondano la sua fame di ricordi, ci provano a sorridere, anche se le mani lungo i fianchi esprimono una stanchezza lunare

Io vorrei fuggire ogni volta che ci disegna in un quadro e rovinare la prospettiva e mettermi a saltare e urlare e strappare petali a manciate

Lui si lamenta, dice che sono troppo rigida…una posa innaturale…

Innaturale tutta la nostra vita di bambine che crescono a dispetto di tutto il vuoto intorno

Papà trascorre un tempo molto lungo a togliere polvere dalle credenze antiche, dalle porcellane finissime, dai gioielli di mamma

Un giorno di settembre incartato di nebbia mamma ci ha baciate sulla guancia e si è lasciata inghiottire dal fiume di un sogno

Mentre spariva dolcemente papà l’ha fotografata

Da allora noi viviamo sempre in posa con il cuore che decide di sospendersi prima dell’ennesimo scatto

 Io sono la più grande e per questo sento il peso di una tristezza più grande

Stamattina mi sono svegliata che ancora la notte respirava sul giorno e ho aspettato che la luce sciogliesse l’attesa della natura

Ho pensato a come tutto si muove intorno, a volte anche in modo impercettibile

E a quanto sia difficile fermare la vita

Quando papà ci dice di stare ferme, così… in posa plastica… sistemando riccioli e pieghe delle gonne ho paura di morire

Di finire l’innocenza in quella bugia

Per fortuna però tutto ricomincia, tutto si muove, tutto diventa qualcos’altro

Devo prendere l’ultimo rullino e nasconderlo al mondo che verrà

Io e le mie sorelle stamattina costruiremo un meraviglioso aquilone.

[ Raffaella Zaccagna ]

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